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D. - Dal 1959 ad oggi hai mai lasciato la Banda?
R. - Nel 1969 purtroppo mi ammalai, e per problemi fisici non potei più suonare la tromba, me la vietò proprio il medico! Così dal '69 al '72 per non abbandonare la Banda, passai dalla tromba alla grancassa. In quegli anni i miei fratelli, che avevano un'orchestrina che suonava alle feste di paese, mi permisero di riprendere in mano la tromba per suonare almeno uno o due pezzi, e vedermi felice! Ricordo che i miei fratelli uscivano, salutavano la nostra mamma, e io, salito in camera, calavo dalla finestra la mia tromba, che Clemente e Pepi portavano con loro; in questo modo mia madre, non vedendomi uscire, era tranquilla che non suonassi. Poi un poco più tardi, io dicevo a mia mamma che andavo ad ascoltarli suonare, e invece loro mi aspettavano con la mia tromba, per farmi fare un brano o due! Per me vedere suonare mio fratello Clemente era un'occasione preziosa per imparare, perché io conoscevo la melodia dei vari brani, e poi memorizzavo le posizioni della tromba, guardando bene i tasti che lui usava! Ecco perché ancora oggi io riesco con facilità ad imparare le parti a memoria, perché ho iniziato così, memorizzando i gesti di Clemente.
D. - Leandro, ricordi qualche particolare occasione in cui fu presente la Banda, qualche festa o ricorrenza?
R. - Ricordo per esempio la festa degli Spiazzi di Gromo: partivamo insieme a piedi, poi facevamo un pranzo tutti insieme a base di polenta, salumi e formaggi, e poi si suonava fino a sera! Ricordo anche il doppio appuntamento a Valgoglio, il 15 e 16 agosto, per la Assunta e per S. Rocco: anche in quel caso, dopo aver sfilato in processione, si iniziava in quattro o cinque a suonare, e non si finiva mai presto. Un altro bel ricordo è legato al bandista Angelo Pezzotta detto "Canale", che aveva il camion, e ci caricava tutti per andare a suonare a Lizzola o a Valbondione, che non erano paesi proprio vicini. Come dimenticare poi la ricorrenza del 4 novembre? Ci fu un anno in cui suonammo in 12, sia a Gromo che a Boario.
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D. - Hai vissuto anche tu gli anni di crisi, quando la Banda di Gromo si gemellò con quella di Vilminore?
R. - Sì, ricordo molto bene quel periodo, quando si provava a Vilminore, sotto la direzione di Albricci Abramo. Le prove non avevano cadenza regolare, diciamo che si cercava di arrivare un paio di ore prima del concerto, per poter fare una prova.
D. - Oltre alla Banda di Gromo sappiamo che hai suonato anche con Bande di paesi vicini…
R. - Sì, tutto iniziò quando conobbi Luigi Corsini, che poi divenne il maestro proprio della Banda di Gromo. Luigi mi chiese di fare la prima tromba nella banda di Ponte Nossa e negli anni che seguirono, anche in quella di Pradalunga, da lui dirette.
D. - Chi conosce un poco la Banda, sa che sei tu ad eseguire i pezzi da solista per tromba: quali di questi assoli ricordi con maggiore emozione?
R. - Per me tutti i pezzi come prima tromba e come solista sono stati belli ed emozionanti; ricordo in particolare l'assolo in "La Mezzanotte", brano che prevede una serie di frasi musicali per gli ottoni, che si rispondono a vicenda. Un altro brano a cui sono particolarmente legato è "Samba nostalgica", che abbiamo anche inciso.
D. - Quante trombe hai avuto dal 1959 a oggi?
R. - Credo 5 o 6… la prima costò 17.000 lire, lo ricordo ancora, e fu acquistata quando, insieme a me, iniziò un folto gruppo di giovani, eravamo proprio tanti! Poi ricordo di averne comprata una della Selmer che costò ben 500.000 lire, il giorno in cui rientrai dal viaggio di nozze a Venezia: nel tornare a casa, io e mia moglie ci fermammo a Bergamo, e tornammo a Gromo da sposini, e con la tromba nuova! Dopo la marca Selmer, passai a Bach, e da allora ho sempre usato trombe Bach.
D. - Quali speranze e sogni hai per il futuro della Banda?
R. - spero che ci siano sempre giovani interessati alla musica, che studino con passione, e dedichino tempo alla Banda!
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